L’oreficeria siciliana del Sette e Ottocento

L’oreficeria siciliana del Sette e Ottocento

L’oreficeria siciliana si afferma sin dal 1200, quando Ruggero d’Altavilla diventa promotore delle Nobiles Officinae, laboratori di oreficeria alla corte reale. Da allora l’oreficeria siciliana ebbe uno sviluppo inarrestabile, specializzandosi in pezzi sempre più particolari e raffinati.
Oltre ai materiali preziosi, largo impiego aveva anche l’avorio; le pietre più usate erano i diamanti, spesso di taglio a rosa coronè, gli zaffiri, i rubini e gli smeraldi, ma anche le perle furono molto amate nei gioielli sopratutto del Settecento.
La caratteristica più saliente di questi gioielli è il fatto che la parte anteriore era creata in argento con dettagli in oro, in modo da far risaltare la luce delle pietre preziose; mentre la parte posteriore era tutta in oro. I dettagli venivano rifiniti con l’incisione a bulino e infine si scuriva la parte anteriore con la tecnica della brunitura, così da far risaltare la lucentezza e il colore delle gemme.
I gioiellieri si ispiravano alla natura, per cui,oltre ai classici motivi floreali e vegetali, non è raro trovare insetti e meno facilmente decorazioni geometriche.
Nascevano così oggetti unici e molto singolari sopratutto perchè versatili: destinati a doversi trasaformare, potevano nascere come orecchini per poi diventare spilla, ciondoli o pendenti, gioielli insomma in perenne trasformazione.
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